30.06 –
04.09.2022
Mattatoio, Roma
Padiglioni 9a/9b
A cura di
Johanne Affricot
Eric Otieno Sumba
Victor Fotso Nyie, Observer les Étoiles, 2021
terracotta e oro
100 × 35 × 35 cm
Courtesy Galleria P420 e l’artista
Ph. Carlo Favero
Victor Fotso Nyie, Suivre ses Rêves, 2021
ceramica policroma
100 × 45 × 90 cm
Courtesy Galleria P420 e l’artista
Ph. Carlo Favero
Muna Mussie, የቦሎኛ ጎዳና | بولونیا شارع | Bologna St. 173
Il sole d’agosto, in alto nel cielo, batte forte, 2021
PF-DJ Performing DiscJockey, Archive Milano
Courtesy l’artista
Ph. M. Ben Hamouda
Muna Mussie, የቦሎኛ ጎዳና | بولونیا شارع | Bologna St. 173
Il sole d’agosto, in alto nel cielo, batte forte, 2021
Installation view, Archive Milano
Courtesy l’artista
Ph. M. Ben Hamouda
Las Nietas de Nonó, FOODTOPIA: después de todo territorio, 2020-2021
Fermo immagine, video, HD 16:9, colori
Courtesy le artiste
Las Nietas de Nonó, FOODTOPIA: después de todo territorio, 2020-2021
Fermo immagine, video, HD 16:9, colori
Courtesy le artiste
Christian Offman, Barocco, 2022 (dettaglio)
maschera cemento
Courtesy l’artista
Ph. Adele Grotti
Christian Offman, Barocco, 2022 (dettaglio)
maschera cemento
49 × 19,8 × 6,8 cm
Courtesy l’artista
Ph. Adele Grotti
La costante mobilità e i rapidi cambiamenti nelle relazioni, nell’identità, negli equilibri globali e nella vita quotidiana sono ormai inequivocabilmente parte della nostra esistenza. La realtà sembra incapace di mantenere a lungo una direzione. I cambiamenti drastici, che ci preparano a ciò che è provvisorio piuttosto che al permanente, sono sempre imminenti. Più di due decadi fa, il sociologo Zygmunt Bauman ha coniato il termine “modernità liquida” per descrivere il nostro presente inquieto. Bauman rifiutava l’idea che ci trovassimo in un’epoca postmoderna, sostenendo invece che la modernità fosse ancora intatta e che, nella sua manifestazione contemporanea o “liquida”, il cambiamento fosse l’unico elemento permanente e l’incertezza l’unica certezza.
Nella vita di oggi, due decenni dopo, si segue il flusso o si rischia di annegare. Eppure, sotto la superficie liquida, ci sono cose che indugiano nella controcorrente, mentre altre ancora, scendendo a fondo, si affinano per sedimentazione. Se le correnti cambiano e avanzano costantemente, i sedimenti restano come testimonianza della turbolenza. SEDIMENTS. After Memory interroga questa traccia granulare, indagando quattro segni distintivi della modernità liquida: le rivoluzioni ostacolate, le soggettività postcoloniali, il consumismo vuoto e la cittadinanza precaria.
Mettendo in discussione il cliché di Jean-Baptiste A. Karr (”più le cose cambiano, più rimangono identiche”) nelle nostre realtà ipermoderne, questa mostra agita la distinzione tra mostre personali e collettive, avvicinando tra loro le opere di diversз artistз come capitoli tematici o episodi di un intero. La mostra offre molteplici prospettive che collegano il Camerun, l’Eritrea, l’Italia, Porto Rico e il Ruanda nell’attenta esplorazione delle questioni socio-politiche ed estetiche attinenti. SEDIMENTS. After Memory è un’indagine filtrata attraverso le diverse pratiche artistiche di Victor Fot so Nyie (Identità sospese), Muna Mussie (ጎዳና ቦሎኛ | اینولوب عراش | Bologna St. 173, Riverberi (Roma), Las Nietas de Nonó (Foodtopia: después de todo territorio) e Christian Offman (Barocco). Trovandoci in un’altra fase turbolenta della storia moderna che sta apportando un cambiamento fondamenta le nell’ipermoderno (dis)ordine del mondo, siamo portatз a chiederci: cosa resterà?
PARTNER & SPONSOR
La programmazione artistica di SPAZIO GRIOT SEDIMENTS. After Memory è promossa da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo e organizzata in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo; ha luogo nei Padiglioni 9a e 9b del Mattatoio, ha come main sponsor GUCCI, il sostegno del Museo delle Civiltà, e si avvale della collaborazione dell’American Academy in Rome, della British School at Rome, del British Council e di Orbita Spellbound come sponsor tecnico.
SEDIMENTS. After Memory include una mostra e un programma pubblico di performance, listening session, conversazioni e laboratori e uno spettacolo di stand-up comedy.
Victor Fotso Nyie
(Cameroon, 1990) è un artista multidisciplinare, vive e lavora a Faenza. Conseguito il Diploma Tecnico Superiore per la progettazione e la prototipazione dei manufatti ceramici presso l’Istituto Tecnico Superiore Tonito Emiliani di Faenza, nel 2017 si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e ha frequentato il Biennio di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Fulcro della sua ricerca artistica è la condizione dell’uomo africano contemporaneo, alienato e sofferente a causa di un passato non concluso di asservimento e sfruttamento. Ha partecipato a mostre personali, tra cui: Quella terra tra le mani, Galleria comunale d’Arte di Faenza (2022), Radici aeree, Le Scuole, Pieve di Cento (2022), Memoriae, Off Gallery, Bologna (2022), Resilienza, Museo MAGA, Gallarate (2021), Museo Carlo Zauli, Faenza (2021), Rimembranza, Palazzo Turchi di Bagno, Ferrara (2021). Tra le mostre collet- tive: Mémoire à l’italienne, IIC, Parigi (2022), 12 artist of tomorrow, Mucciaccia, Roma (2022), Filons géologique, Palazzo d’Accur- sio, Bologna (2022), Black History Month Flo- rence (2021), Mediterranea 19 Young Artists Biennale, San Marino (2021), MediTERRAneo (2020), Biennale d’Arte don Franco Patruno, Pieve di Cento (2019), To be going, P420, Bologna (2019). Nel 2022 partecipa al progetto Una Boccata d’Arte. 20 artisti 20 borghi 20 regioni, promosso da Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua.
Muna Mussie
(Eritrea 1978, vive e lavora a Bologna) inizia il suo percorso artistico nel 1998 formandosi e lavorando come attrice e performer con Teatrino Clandestino fino al 2001. Nel 2002 frequenta il Corso Euro- peo di alta formazione per l’attore, condot- to da Cesare Ronconi del Teatro Valdoca e prosegue la collaborazione come attrice fino al 2010. Dal 2001 al 2005 è parte fondante del collettivo di ricerca Open, dove a segui- to della performance opentolikemunamussie (2005) inizia a maturare il desiderio di in- dagare i propri modi dello stare in scena. Il lavoro di Muna Mussie, tra gesto, visione e parola, indaga i linguaggi della scena e delle arti performative per dare forma alla tensione che scaturisce tra differenti poli espressivi. Tra le performance e installazioni recenti: PER- SONA (2022), Bientôt l’été (2021), PF DJ (2021), Oblio (2021), Curva Cieca (2021), Curva (2019), Oasi (2018), Milite Ignoto (2015). Tra le altre mo- stre si segnalano: Bologna St. 173, Archives sites, Milano (2021), Punteggiatura (2018). Il suo lavoro è stato presentato in diverse oc- casioni, tra cui: Art Fall/PAC Ferrara, Xing/ Raum e Live Arts Week Bologna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Museo Marino Marini Firenze, Workspace Brussels, Kaai- theater Bruxelles, MAMbo Bologna, Santar- cangelo Festival, Viafarini Milano, Museion Bolzano, Biennale Atlas of Transitions, Mani- festa 2020 Marsiglia, Archive Books Milano, SAVVY contemporary Berlin, Short Theatre Roma, Oplà/Artefiera Bologna, Biennale De- mocrazia Torino.
Las Nietas de Nonó
è il duo formato dalle sorelle (con origini) afro-diasporiche, mu- lowayi e mapenzi. Attraverso l’utilizzo di un archivio personale, il loro processo creativo evoca la memoria ancestrale e la loro pratica incorpora performance, oggetti ritrovati, materiali organici, ecologia, narrazione, video e installazioni. Nel 2016 hanno creato Ilustraciones de la Mecánica, un’installazione multimediale commissionata dalla 10° Biennale di Berlino (2018) e dalla 79° Biennale di Whitney (2019). Hanno ricevuto il United States Artist Award (2018), The Art of Change dalla Ford Foundation (2017) e il Global Arts Fund dalla Astraea Lesbian Foundation for Justice (2017 e 2020). Las Nietas de Nonó sono le destinatarie del Visual Arts Prize at the American Academy in Rome. Le loro opere sono state esposte, a Cuba, in Ecuador, in Germania, ad Haiti, in Inghilterra, in Italia, in Norvegia, a Porto Rico, nella Repubblica Dominicana, in Scozia, negli Stati Uniti. Nel 2019, co-fondano Parceleras Afrocari- beñas, un’organizzazione gestita da Black womxn attraverso la quale vengono creati spazi per la giustizia ambientale e razziale a fronte degli sviluppi industriali che minacciano il barrio di San Antón in Carolina, Porto Rico. Las Nietas de Nonó si trovano attualmente in Italia, in quanto beneficiarie della Rome Prize Fellowship in Visual Arts presso l’American Academy in Rome. Stanno inoltre preparando la loro mostra personale a New York.
Christian Offman
(Ruanda, 1993) vive e lavora tra Monaco di Baviera e Bologna. Trasferitosi in Italia nel 1999, è cresciuto tra il Ruanda e l’Italia: la somma di questi due poli culturali e geografici viene riflessa nell'estetica e nella pratica di Offman. Punto focale della sua ricerca sono identità, memoria e repressione storica, che guidano le contradizioni e i difetti ideologici che delimitano una contemporaneità postcoloniale. La sua pratica artistica è frutto di diversi strati di ri- cerca, in cui vengono interpellati la storia, la sociologia e il costume. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna, la Kunstakademie Münster Hochschule für Bildende Kunste e l’Akademie der Bildenden Künste München e ha partecipato a YGBI Research Residency a Firenze. Ha preso parte a diverse mostre, tra cui Prima il trucco (2018), Rudgang (2019) e Früher war alles besser (2019). Nel 2021 viene selezionato per l’Agitu Ideo Gudeta Fellowship e partecipa a TUCUL, Monumenti temporanei a Agitu Ideo Gudeta una bi-personale con Francis Offman, curata da Centrale Fies e Le Garage Lab.